Scuole: riusciremo a garantire il rientro in presenza a settembre?

Si è concluso questo funambolesco anno scolastico. Davanti a noi due mesi in cui chissà se i politici e i governatori contatteranno la NASA per garantire il diritto degli alunni italiani di andare a scuola, o, come lo scorso anno – quando le misure per ridurre al minimo i contagi erano ancora in fase di definizione a novembre – spenderanno fiumi di parole in un dibattito sterile che darà prova, ancora una volta derisoriamente, che l’istruzione non è mica una priorità in un Paese che sta compiendo la scalata nelle classifiche dei primati sull’analfabetismo funzionale!

E poi mica i bambini e i giovani (dai 3 anni agli universitari, questi ultimi i più ignorati) da un anno e mezzo hanno vissuto chiusura in se stessi, frustrazione e paura dell’altro, paranoia del contatto, mancanza di empatia, obbedienza acritica, soppressione dei propri bisogni, mica hanno avuto ritardi nella formazione e disagio psicofisico! Mica la didattica a distanza ha penalizzato migliaia di bambini e ragazzi, aumentando le disuguaglianze sociali, economiche e culturali!

Si è investito così tanto in risorse digitali quest’anno che mi aspetto una riforma della scuola fondata sulla didattica a distanza!

Tragica ironia a parte, questo rischio non è così irreale, aimè.

Dovrebbe essere scontato che le scuole vadano riaperte in presenza, in continuità ed in sicurezza. Ma fino a che non cambieremo strategia, finchè il dibattito infurierà sull’avvilente tifoseria scuole aperte/scuole chiuse – come successo in Calabria nei mesi delle pittoresche dirette social del presidente f.f. Spirlì e dei ricorsi dei genitori al TAR – tutti i discorsi sulla scuola saranno vuoti.

La scelta del lockdown – è ormai noto – non è sinonimo di una gestione virtuosa, non dopo quasi due anni. L’Italia è dovuta ricorrere alle misure drastiche perché non è riuscita ad aggredire il virus, l’ha lasciato andare chiudendo tutto quando ci esplodeva addosso (come non ricordare dolorosamente le centinaia di morti giornalieri per mesi…).

Il mio augurio è di non disturbare la NASA, ma
📌che il ritorno a scuola di settembre non lasci tutto al caso come lo scorso anno;
📌che il tracciamento sia rigoroso e non intempestivo com’è stato;
📌che la comunicazione pubblica sia efficace e non psicotica;
📌che il corretto flusso dell’aria nelle aule sia continuativo in tutte le stagioni per la salubrità degli ambienti;
📌che si attuino screening periodici degli studenti con l’introduzione dei test salivari;
📌che (nella sciagurata ipotesi di una nuova ondata) gli amministratori locali non perdano il controllo dell’epidemia perché la scuola è sicura quando c’è bassa trasmissione nei territori;
📌che si forniscano spazi adeguati e dignitosi;
📌che si faccia un po’ di scuola all’aperto, dando impulso al rinnovamento della pedagogia: in tanti Paesi europei l’outdoor education è molto sviluppata (l’umanità ci era arrivata già a inizio ‘900, ai tempi della tubercolosi, quando nascevano le scuole all’aria aperta);
📌che si riduca una volta per tutte il numero degli alunni per classe!
📌che si assuma nuovo personale docente!
📌infine, last but not least, che la scuola lotti per difendere se stessa pretendendo rispetto, perché la chiusura degli istituti scolastici è una scelta politica facile e senza costi per lo Stato, che li scarica tutti su genitori, insegnanti e giovani alle prese con problemi troppo spesso taciuti.

O la scuola è davvero centrale e prioritaria nella nostra società, indipendentemente dagli interessi individuali e professionali di ciascuna categoria, o non può esserci crescita per il Paese, né umana, né civica, né economica.
E poi è una questione di civiltà: si pretende da ogni dove una scuola di qualità, ma com’è possibile farla in classi pollaio dove è già difficile mantenere la disciplina, figuriamoci suscitare curiosità per l’istruzione, figuriamoci ancora attuare una didattica personalizzata come ci chiede il MIUR? Con che coraggio si chiede una scuola di qualità con il precariato degli insegnanti alle stelle, con edifici non adeguati? Il discorso si fa molto complesso e va trattato con la complessità che merita. To be continued.

Riviera, n. 28, pag. 19

Francesca Labonia, attivista di Primavera della Calabria

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