Intendiamo rilanciare le politiche di genere nella nostra regione partendo da uno strumento legislativo ideato da un coordinamento di associazioni di donne assai diffuso nel territorio calabrese e che ha consentito l’istituzione del Progetto Donna, attraverso la Legge n. 22 del 19 Aprile 1995.

A distanza di un quarto di secolo la legge rimane ancora fortemente innovativa, poiché ha al suo interno una metodologia che per l’epoca era assolutamente sperimentale: la programmazione partecipata. Questa metodologia ha consentito un cambiamento culturale straordinario nel nostro territorio. Attraverso questo strumento legislativo è stato possibile creare i primi telefoni rosa in Calabria per combattere la violenza, realizzare i principali centri di documentazione e biblioteche delle donne, avviare percorsi formativi e esperienze lavorative femminili d’eccellenza.

Per questo motivo la legge deve essere rifinanziata adeguatamente nei suoi quattro settori d’intervento: informazione, servizi, cultura e lavoro.  Contestualmente al rilancio del Progetto Donna sarebbe auspicabile creare un super assessorato dedicato alle politiche di genere con incarico specifico di collaborazione con gli altri assessorati in modo da assicurare uno sguardo di donna su tutte le politiche a 360 gradi.

È necessario, inoltre, diffondere la metodologia che prevede la programmazione partecipata degli interventi sul territorio, la redazione di un bilancio regionale partecipato e di genere andrebbe in questa duplice direzione.rando con il mondo delle associazioni

Per prevenire il fenomeno della violenza di genere e il bullismo nelle scuole è necessario avviare percorsi virtuosi con le istituzioni scolastiche con progetti mirati nell’ambito dell’educazione sentimentale nelle scuole.

Creazione di Centri Antiviolenza su tutto il territorio regionale, al fine di fornire supporto psicologico alle donne vittime di abusi o violenza prevedendo l’evoluzione della norma esistente e del superamento dei limiti territoriali e di densità di popolazione, finora previsti come limite per la loro creazione. La Regione stessa deve divenire centro nevralgico e coordinante per la creazione di queste strutture, all’interno di ogni ASP di riferimento territoriale cooperando con il mondo delle associazioni

Introdurre la figura dello psicologo da affiancare al pediatra di base quale figura chiave per cogliere nei minori la sussistenza di criticità a livello familiare (violenza, abusi…) nell’ottica della prevenzione


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