Dalle viscere della terra, Lavoro non disperazione!

Dalle viscere della terra, Lavoro non disperazione!

“Vuolsi così colà dove si puote…” è la prima considerazione che istintivamente mi viene alla mente pensando all’incredibile vicenda che vede coinvolti gli stabilimenti termali di Guardia Piemontese e Acquappesa, sulla costa tirrenica cosentina. Scomodo Dante non solo per istinto, ma anche perché lo scenario potrebbe essere degno dell’inferno. Acque calde che risalgono dal profondo delle viscere della terra con i loro vapori, lo zolfo che impregna l’aria in modo inequivocabile e le pene che tormentano le anime che in queste terre e in questi giorni sono alla ricerca di un futuro che al momento è quanto meno incerto, le anime di 250 lavoratori e lavoratrici e delle loro famiglie.
Eppure per 80 anni, a partire dal 1936, gli stessi luoghi hanno ospitato uno scenario che si sarebbe potuto definire paradisiaco perché le calde acque termali, ricche di minerali che conferiscono proprietà salutistiche, hanno portato benessere e lavoro in una regione dove benessere e lavoro a dir poco scarseggiano.
E allora cosa è successo? E soprattutto perché?
Sono oramai 5 anni che la concessione pluridecennale ottenuta dalla SATECA spa per la gestione delle terme è scaduta e ancora oggi i comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, ai quali la Regione Calabria ha affidato la gestione delle acque, non hanno proceduto alla formulazione di un nuovo bando per attribuire una nuova concessione al miglior offerente. Cinque anni che la concessione è scaduta andando avanti con proroghe su proroghe. Cinque anni!
Eppure al 2016 erano già 80 anni che si sapeva che la concessione sarebbe scaduta. Questo evento, con un minimo di organizzazione e senza bisogno di lungimiranza, si sarebbe potuto affrontare senza traumi. Se solo si fosse voluto, se solo si fosse in una terra libera da certi condizionamenti.
E allora perché? Perché non si è scritto un bando con tutta calma un paio di anni prima che la concessione scadesse? Perché non si è fatto in modo che lavoratori e lavoratrici avessero una vita serena e dignitosa?
Perché si è ferito questo territorio rischiando di fargli perdere la ricchezza che la natura gli ha generosamente procurato?
Le risposte a queste domande stanno alle persone non a un demonio venuto dagli inferi, alle persone che non hanno fatto il bene della propria terra e delle proprie genti, alle persone che di questa situazione si gioveranno, perché, statene certi, qualcuno da tutto questo avrà il suo tornaconto. E allora la maschera
verrà gettata via e scopriremo chi sarà stato il manovratore.
Oggi, però, gli attuali protagonisti negativi della vicenda hanno un nome e un cognome: Francesco Tripicchio, sindaco di Acquappesa dal 2019; Vincenzo Rocchetti, sindaco di Guardia Piemontese dal 2016; Nino Spirlì, presidente facente funzione della Regione Calabria dal 2020; Fausto Orsomarso, assessore con delega (tra le altre) al turismo dal 2020.

Sappiate che domani potreste avere sulla coscienza la vita di 250 lavoratori e lavoratrici e delle loro famiglie! Ma come fareste a dormire la notte?
Penso, però, che a tutto questo vi sia una soluzione semplice: proroga immediata della concessione per un
ulteriore anno e contestuale redazione di un bando trasparente che assicuri il futuro ai lavoratori e alle
lavoratrici delle terme, dell’indotto e di un intero territorio. Se è troppo complicato vogliamo sapere il perché, se è troppo complicato per chi viene pagato per fare esattamente questo allora la via è quella delle dimissioni!
Oggi bisogna lottare al fianco di chi rischia di perdere la dignità del lavoro se la vicenda non si dovesse risolvere non domani, ma subito! La prossima stagione balneare è alle porte e nessuno potrebbe
economicamente sopportare il mancato guadagno della stagione estiva. Non i lavoratori delle terme, non chi vive con l’indotto dei turisti attirati dalle terme. Ma neanche le terme stesse che, a causa delle decisioni assunte dai sindaci coinvolti, potrebbero subire danni molto ingenti alle loro strutture per l’interruzione dello sfruttamento delle acque termali attualmente riversate in un corso d’acqua. Letteralmente una ricchezza buttata a mare!
E allora non vorremmo che quando la maschera non ci sarà più fosse troppo tardi o troppo costoso in termini economici e sociali far ripartire le terme, o peggio non vorremmo che chi si dovesse macchiare di questo crimine sociale non venisse smascherato affatto. Non vorremmo dover citare ancora una volta Dante: “Vuolsi così colà dove si puote… e più non dimandare!”.

STEFANO SCALERCIO

(Ricercatore Biodiversità ed Ecologia Forestale, Unical)


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3 risposte

  1. Marialuisa

    Una vergogna che vada sprecato un dono della natura così prezioso per bellezza e occupazione a causa di sete di potere e ruberie

  2. marco valle

    Conosco questo luogo da più di 30 anni e l’ho visto “sgretolarsi” di anno in anno. Nell’estate del 2020 era collassato anche il condotto dell’acqua termale. Da alcuni anni non è più percorribile il sentiero attrezzato che conduceva alla valle dei Bagni.
    Una grande tristezza considerando la bellezza dei luoghi.
    Spero proprio di che si riesca a trovare una soluzione per riprendere l’attività al più presto, E’ un preciso dovere degli amministratori trovare una soluzione per il luogo e per la gente!

  3. Mauro Avolio

    Analisi perfetta, ragionamento ineccepibile e condivisibile totalmente. Mauro Avolio – consigliere di minoranza del Comune di Acquappesa

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