AMBIENTE: emergenze e impegno

Circa 10 giorni fa si chiudeva la Conferenza della Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
A Glasgow si sono riuniti rappresentanti politico – istituzionali, esponenti di associazioni ed organizzazioni non governative, lobby di diversa estrazione, siano esse propense ad incentivare un’industria tradizionale piuttosto che invece di carattere più sostenibile.


Nella COP-26, così come già accaduto in altre circostanze simili per contenuti e dinamiche, emerge cogente il risultato, paradossalmente, di non aver raggiunto risultati, in termini di efficacia e rapidità di intervento.
Purtuttavia, è doveroso sottolineare come sia sempre crescente la tendenza delle persone a rendersi conto del periodo storico attraversato, e della necessità di agire attivandosi in prima persona per cercare di trovare soluzioni e organizzare gruppi di pressione di natura politica che guardano in questa direzione.

Gli effetti nefasti della pandemia, a cui si aggiunge una sempre più prossima catastrofe economica i cui primi segni iniziano ad avvertirsi con l’aumento dell’inflazione anche in Paesi considerati stabili come il nostro, determinano una preoccupante cartolina di contesto. Da qui, l’approssimarsi di nuove situazioni che non permettono a popolazioni intere di vedere nella transizione, una chiave di volta valida per determinare il presente – futuro.

Così accade che in Kenya, nonostante sia conclamato che l’aggravamento del clima del tutto innaturale abbia portato ad una riduzione delle precipitazioni pari al 30% rispetto agli altri anni, si arriva al paradosso di essere costretti tagliare le risorse arboree per produrre carbone, bene energetico primario per il Paese, usato finanche per cuocere cibi e pietanze. Il tutto, con l’aggravante per l’ampia fascia di popolo keniota che non fa parte delle élite più ricche, di essere consapevolmente portato a dover agire in tal senso, in quanto sanno che radendo al suolo intere foreste si giungerà ad un verosimile aggravamento delle condizioni climatiche della regione. Spinti dalla necessità di procurarsi da vivere nell’oggi, il controverso sistema di sviluppo neoliberista impone di ricorrere ad un impoverimento su scala, utile ai pochi che riusciranno a cavarsela nel tempo presente.

In Calabria non siamo a questi livelli, purtuttavia anche da noi la scorsa estate ha coinciso con una drastica riduzione delle risorse idriche. In vari quartieri di città che si dicono votate al turismo è irrimediabilmente mancata l’acqua nelle tubature, causando disservizi alla cittadinanza ed a quei turisti tanto acclamati a passare nella nostra regione scampoli d’estate.

A fronte di una situazione globale sempre più destabilizzata auspichiamo interventi seri, che riescano ad eludere il dover affrontare i problemi sempre sotto l’egida dell’emergenza. E’ necessario operare una pianificazione adeguata per convogliare le acque disperse nelle reti colabrodo, nonché investire nell’efficientemento per usare con cura e raziocinio una risorsa sempre più rara com’è l’acqua.

Diversamente, assisteremo fra qualche mese ad un nuovo allargarsi del fronte dei comuni lasciati a secco, con buona pace di turisti occasionali e cittadini sempre più portati a trovare soluzioni tampone fai-da-te.
Il nostro impegno per garantire un futuro migliore alle generazioni che verranno è totale, e con questo ci teniamo a ribadire la nostra disponibilità per lavorare al fianco di quelle forze ed istituzioni che come noi guardano ad una Calabria in divenire.

Primavera della Calabria – Gruppo Giovani

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