Ambiente e biodiversità – L’emergenza dimenticata

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Ambiente e biodiversità – L’emergenza dimenticata

L’attenzione dell’Europa e del mondo, in questo periodo che possiamo considerare post-pandemico, è in gran parte concentrata verso i temi ambientali, in particolare verso il contrasto ai cambiamenti climatici. La sensibilità dell’opinione pubblica è andata sempre crescendo negli ultimi anni, parallelamente alle preoccupazioni. Complici le battaglie degli ambientalisti, con il grande recente eco dei Friday for Future, e il susseguirsi di eventi climatici estremi sempre più frequenti, appaiono oggi più chiare le conseguenze osservabili e potenziali del climate change verso i sistemi naturali e le attività umane.

Mentre queste problematiche sono ormai entrate nella sfera di consapevolezza collettiva, salvo le sacche cospirazioniste e/o negazioniste e, quindi, si sono inserite a pieno titolo nel dibattito politico, come è evidente dall’importanza che a questi temi viene data nel New Generation EU, c’è un’altra emergenza ambientale, altrettanto importante, ma meno conosciuta ai più, i cui effetti faticano a essere percepiti nella loro pericolosità: si tratta della perdita di biodiversità.

Il termine biodiversità, pur essendo entrato ormai tra le parole di uso comune, viene spesso male interpretato, limitandolo alle cultivar agricole o alle razze e varietà zootecniche, che rappresentano in realtà un aspetto limitato e seminaturale, quando non artificiale, del concetto ecologico. Ma la biodiversità è ben più di questo: è definibile come il complesso della varietà degli esseri viventi a vari livelli (da quello genetico a quello ecosistemico) e della rete delle relazioni ecologiche che intercorrono tra questi e gli ambienti nei quali sono ospitati. La sopravvivenza delle specie, uomo compreso, dipende dagli equilibri dinamici che si vengono a creare negli ecosistemi. Perdere biodiversità, vuol dire depauperare gli ecosistemi, modificare questi equilibri, perdere la capacità di resilienza ai cambiamenti, perdere la capacità di reagire e adattarsi ai cambiamenti. In sostanza significa minare alla base l’impalcatura che permette la nostra stessa esistenza sul pianeta.

La perdita di biodiversità a cui stiamo assistendo è enorme, al punto che per molti biologi stiamo assistendo alla sesta estinzione di massa del pianeta. In uno studio di Barnosky et al. (2011) pubblicato su Nature, si concludeva che la velocità e la dimensione delle estinzioni di esseri viventi è già di per sé allarmante, ma se a queste aggiungiamo le specie considerate “in pericolo critico”, “in pericolo” e “vulnerabili” (secondo i criteri della IUCN), allora il panorama è davvero drammatico.

Un altro lavoro di Ceballos et al. (2017) evidenzia come, prendendo in esame il tasso di estinzione a livello di popolazione, questo sia molto più preoccupante rispetto a quello percepibile a livello specifico. In pratica stiamo perdendo in media 2 specie l’anno negli ultimi 100 anni, solo tra i vertebrati. Per di più le popolazioni sono sempre meno numerose e con una distribuzione che va riducendosi e frammentandosi progressivamente. Questo tasso di estinzione, tuttavia, non genera molta preoccupazione nel pubblico, in parte perché molte di queste specie non sono specie bandiera, come il panda, le balene o l’orso bianco, ma erano per la maggior parte specie poco conosciute e poco diffuse. Inoltre i danni causati dalla perdita di specie si percepisce solo nel lungo periodo. Tali perdite sono, però, irreversibili e accumulandosi finiscono per avere effetti importanti sugli ecosistemi deteriorandone le funzionalità, esaurendo le risorse e modificando i paesaggi, anche in senso estetico. In sostanza perdiamo quelli che vengono definiti servizi ecosistemici, cioè l’insieme dei servizi che i sistemi naturali generano a favore dell’uomo.

Il declino degli insetti

In questo contesto abbiamo un dramma nel dramma, ancora meno conosciuto, ma che apre scenari potenzialmente apocalittici: il declino degli insetti.

I vertebrati rappresentano meno del 5% di tutte le specie animali. Gli insetti da soli costituiscono quasi l’80% del regno animale, presenti in ogni ambiente e con funzioni fondamentali per il funzionamento degli ecosistemi a tutti i livelli considerabili. Stiamo parlando di circa 1mln di specie conosciute e di una stima di almeno 5mln ancora da descrivere.

Figura 1. Numero di specie conosciute per il regno animale e stima percentuale delle specie già descritte per ogni gruppo tassonomico. (dal web).

Negli ultimi 20 anni, con una maggiore accelerazione nell’ultimo decennio, il numero di specie e le popolazioni di insetti è drasticamente crollato. In un famoso report pubblicato dalla Entomological Krefeld Society (Helmann et al., 2017), seppure basato su esperimenti condotti solo in siti tedeschi e in un periodo di tempo limitato, vengono mostrati dati davvero preoccupanti: la biomassa degli insetti, negli ultimi 30 anni, è vertiginosamente diminuita, con tassi del 75%. La tendenza è confermata anche da altre ricerche: a titolo di esempio, Lister & Garcia (2018) hanno pubblicato i risultati di una serie di campionamenti condotti nella foresta tropicale di Puerto Rico. A distanza di 35 anni da una precedente ricerca, la biomassa degli insetti era diminuita in modo verticale, con tassi che sempre superiori al 70%. La cosa più grave è che questo studio è stato condotto in un Parco Naturale, dove presumibilmente sono state prese misure di salvaguardia degli habitat.

Figura 2. Una vignetta che rappresenta un’esperienza che molti di noi hanno fatto circa la diminuzione degli insetti e che, seppure può essere dovuta a cause diverse, rende bene l’idea. (dal web).

Le cause

Le cause di questo declino sono molte e non del tutto studiate a fondo. Solo in parte questa mostruosa perdita di biodiversità può essere attribuita al riscaldamento globale, che ha comunque un impatto notevole, soprattutto in alcuni contesti. Ma molti altri fattori antropici contribuiscono al fenomeno: la perdita di habitat idonei, la diffusione di specie alloctone, ma soprattutto l’agricoltura intensiva. L’aumento della percentuale di suolo adibito a monocolture, insieme all’utilizzo eccessivo e indiscriminato di fitofarmaci, pesticidi ed erbicidi sono una combinazione letale per gli insetti. A questi si aggiungono l’inquinamento dell’aria, gli sversamenti abusivi sul suolo o nelle acque di sostanze nocive e l’inquinamento luminoso.

L’opinone pubblica

Gli insetti non sono esattamente tra gli animali più amati o per i quali si prova particolare empatia e simpatia. Purtroppo, però, al di là delle paure che incutono e del fastidio che alcune specie provocano, essi forniscono numerosi servizi ecosistemici fondamentali: sono cibo per molte specie di uccelli e piccoli mammiferi, svolgono un’importante azione di controllo biologico, sono importantissimi nei processi di decomposizione dei materiali organici. Ma soprattutto sono i principali responsabili dell’impollinazione per circa l’80-90% delle specie vegetali e per i ¾ delle coltivazioni umane e foraggere. Volendo quantificare dal punto di vista economico, il valore complessivo delle funzioni degli insetti ci forniscono supera i 500mld di dollari l’anno.

Ma le interazioni che intercorrono tra questi e gli altri organismi di un ecosistema sono innumerevoli e molto complesse, inoltre ci sono ancora circa l’80% di insetti di cui ancora ignoriamo l’esistenza, figuriamoci il ruolo che hanno nell’ecosistema, per cui il tentativo di dare un valore economico al ruolo degli insetti appare estremamente velleitario e ampiamente sottostimato. Perdere gli insetti o diminuirne drasticamente il numero e la diversità, potrebbe comportare conseguenze difficilmente prevedibili, ma potenzialmente catastrofiche.

Le soluzioni

A parte lavorare per fermare o invertire i processi alla base del riscaldamento globale, occorre rivedere profondamente tutto il sistema di produzione agricola, limitando il più possibile l’agricoltura di tipo intensivo e superintensivo, disincentivando la pratica delle monoculture, riservando parti delle aree agricole alla vegetazione spontanea, ma, soprattutto, limitando e regolamentando in modo preciso e vincolante il ricorso a fitofarmaci ed erbicidi, rafforzando parallelamente gli organismi predisposti al controllo, favorendo e incentivando forme di agricoltura più rispettose e ecosostenibili, che rispettino la stagionalità e che non necessitino di ulteriore consumo di suolo. Molto si può fare anche aumentando e gestendo in modo adeguato le aree protette e ponendo maggiore attenzione al verde urbano.

Insomma, rispondendo alle richieste dell’UE in merito alle strategie per la salvaguardia della biodiversità (http://ec.europa.eu/environment/nature/conservation/species/pollinators), mettere in campo un sistema strategico di ricerca, monitoraggio e difesa degli insetti impollinatori selvatici che coinvolga le aree protette, gli agricoltori, le amministrazioni comunali, le scuole e i cittadini.

Ultimo, ma fondamentale, lavorare per un cambio culturale e sociale che possa far prendere coscienza del ruolo della biodiversità, e degli insetti in particolare, e che porti sempre più persone a preferire e pretendere pratiche che salvaguardino il nostro pianeta e, di conseguenza, la nostra stessa sopravvivenza.

Marco Infusino – Primavera della Calabria

Per approfondire

http://ec.europa.eu/environment/nature/conservation/species/pollinators

Barnosky A.D., Hadly E.A., Bascompte J., Berlow E.L., Brown J.H., Fortelius M., Getz W.M., Harte J., Hastings A., Marquet P.A., Martinez N.D., Mooers A., Roopnarine P., Vermeij G., Williams J.W., Gillespie R., Kitzes J., Marshall C., Matzke N., Mindell D.P., Revilla E., Smith B.A. (2012). Approaching a state shift in Earth’s biosphere.  Nature  486 (7402):51-57.

Brosi B.J., Briggs H.M. (2013). Single pollinator species losses reduce floral fidelity and plant reproductive function. Proc Natl Acad Sci USA 110:13044–13048

Ceballos G., Ehrlichb P.R., and Dirzo R. (2017). Biological annihilation via the ongoing sixth mass extinction signaled by vertebrate population losses and declines Proc Natl Acad Sci USA 114 (30): E6089–E6096

Ceballos G., Ehrlich A.H., Ehrlich P.R. (2015). The Annihilation of Nature: Human Extinction of Birds and Mammals (Johns Hopkins Univ Press, Baltimore).

Hallmann C.A., Sorg M., Jongejans E., Siepel H., Hofland N., Schwan H., et al. (2017). More than 75 percent decline over 27 years in total flying insect biomass in protected areas. PLoS ONE 12(10): e0185809. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0185809

International Union of Conservation of Nature (2015). The IUCN Red List of Threatened Species, Version 2015.2 (IUCN, 2015). Available at www.iucnredlist.org. Accessed February 10, 2016. Revised January 10, 2017.

Lister B.C., Garcia A. (2018). Climate-driven declines in arthropod abundance restructure a rainforest food web. Proceedings of the National Academy of Sciences Oct 2018, 115 (44) E10397-E10406; DOI: 10.1073/pnas.1722477115

Naeem S., Duffy J.E., Zavaleta E. (2012). The functions of biological diversity in an age of extinction. Science 336:1401–1406.

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